marta tempra

Gli uomini punteggiatura

GLI UOMINI PUNTEGGIATURA

Dopo una serie di disavventure sentimentali da far invidia alla migliore Bridget Jones, ho realizzato una profonda verità: ad ogni uomo si può associare un segno di interpunzione. Ecco i più comuni, con le loro caratteristiche:

– l’uomo virgola: caruccio, simpatico, alla mano. Il classico tipo che “dove lo metti sta”, si adatta a ogni serata, a ogni compagnia. Di contro, è un po’ sfuggente, non si sbilancia, scivola tra un impegno e l’altro con leggerezza. Rischio friendzone: altissimo.

– l’uomo puntini puntini: questo è un classico. Misterioso, un po’ se la tira, lascia sempre quel qualcosa di non detto…. insomma, sa come rendere la situazione intrigante. Ottimo flirt, pessimo invece come fidanzato: inconcludente, vago, finisce per trascinare la relazione in una “pausa” non meglio identificata.

– l’uomo due punti: ecco, lui invece sì che è deciso. Forte, sicuro, sa perfettamente quello che vuole dalla sua vita…. e anche dalla vostra. Non perderà occasione per mettere in chiaro la sua opinione, che ovviamente è anche l’unica giusta. Iper razionale, asettico e pure un po’ prepotente: consigliato solo se avete una forte personalità.

– l’uomo parentesi: e niente, il nome già dice tutto. Irrompe nella vostra vita, vi fa sognare, vi riempie di chiacchiere su quanto siate speciali/importanti/uniche. Tempo che tutta la paglia bruci, però, e la parentesi si chiude, lasciandovi con niente in mano e una tranvata in faccia. Pericoloso ma inevitabile, ci caschiamo tutte.

– il punto esclamativo: il classico uomo che ha scritto “warning” in faccia. Però a volte ci sentiamo tanto Mata Hari, il pericolo è il nostro mestiere, e quindi cediamo al fascino di questo tipo adrenalinico, sportivo, affascinante e parecchio stronzo. Cuore infranto garantito.

– il punto interrogativo: con lui non si sa mai niente. Siete fidanzati? Vi vedete? State andando da qualche parte? Il re dell’ambiguità, dell’incomprensione. Vi lascia con più dubbi di quanti ne avevate prima, primo tra tutti…come ci siete finite insieme?!

– il punto fermo: eh, alla fine c’è lui, “quello giusto”, quello che cerchiamo tutte. Affidabile, solido, ci si può appoggiare sapendo che non se ne andrà. L’unica controindicazione è… siamo pronte a qualcosa di così definitivo?

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La palestra (istruzioni per il non-uso)

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È primavera. E in primavera, assieme agli uccellini, i fiorellini di campo e i germogli sugli alberi, si risveglia anche quel sesto senso stagionale per cui siamo famose noi donne. No, non quello della caccia, che ti fa aizzare l’ormone verso ogni esemplare maschile di passaggio. È quel senso di allarme sottile che si diffonde nell’aria assieme ai primi tepori, alle prime maniche corte, che ti porta a fronteggiare lo specchio e confessare a quel giudice implacabile ogni peccato alimentare commesso dalle lasagne natalizie di tua nonna ad oggi.

In poche parole, la prova costume.

E visto che da anni di queste “prove” non arrivi neanche al 6 politico, decidi che questa volta farai le cose per bene. Via ogni tipo di cibo spazzatura che tieni gelosamente custodito in dispensa – sì, anche le patatine alla paprika accompagna-film e il gelato in congelatore per i momenti sentimentali più devastanti. In un gesto di rinnovato proibizionismo, poi, arrivi ad eliminare anche tutti quei deliziosi liquorini che condividi con le tue compagne di sventura nelle vostre serate per single. E così, dopo aver trasformato la tua casa nella grotta di una asceta tibetano, circondata da carote, sedano e crusca, prendi una decisione epocale, di quelle che cambiano la vita, da cui non si torna indietro.

Ti iscrivi in palestra.

Ora. L’iscrizione in palestra avviene generalmente in due modi.

Modus Iscrivendi numero uno. Giuramento di sangue con la migliore amica dopo l’ultima giornata di shopping finita a jeans mai chiusi e rissa con la commessa-barbie che a vostro dire ha cambiato le taglie a tutti i pantaloni. In questo caso, come Ulisse con le sirene, avete affidato a lei la vostra risoluzione di andare in palestra, con l’ordine di ignorare stoicamente ogni vostra successiva ribellione e trascinarvi in salvo.

Modus Iscrivendi numero due. L’amica-ma-non-troppo, collega di lavoro strafiga con corpo da modella di Victoria’s secrets e metabolismo che scansati-Bolt-che-mi-rallenti, ti confida candidamente di mangiare ciò che vuole e smaltire tutto con una o due lezioni di pilates a settimana.

Insomma, quale che sia l’inganno che ti ha condotto lì, ormai hai varcato la soglia dell’inferno. Inizi a rendertene conto già mentre ti avvicini al desk, dove una receptionist vestita e truccata di tutto punto ti accoglie con un sorriso minaccioso da boa constrictor. Senza neanche accorgerti, la donna serpente dai capelli piastrati e gli orecchini tondi ti avvolge tra le sue spire e zac, da che eri entrata solo a chiedere informazioni ti ritrovi a lasciarle metà del tuo stipendio, sorridere vacuamente a una webcam e voilà, una tua foto raccapricciante ti guarda dal tesserino nuovo di zecca.

E va bene, ormai sei in ballo, bisogna ballare. Riesumi dall’armadio delle scarpe da ginnastica scolorite e una tuta che non usavi dai tempi del liceo, rubi un asciugamano a caso dal bagno e butti tutto in un borsone da calcio di origine ignota, ma che ormai è tuo per usucapione. Mollettone strategico in testa e niente trucco, perché si sa, dopotutto in palestra si va per faticare, bisogna stare comodi. Non c’è spazio per l’estetica, giusto?

Il tempo di strisciare il tesserino e varcare il tornello, e capisci di aver fatto la più grande cazzata della vita. Sì, perché attorno a te è tutto un pullulare di strafighe, dai completini coordinati in nero e colori fluo, con il trucco immacolato e i capelli in piega, che senza versare una goccia di sudore si adoperano ai loro attrezzi.

Passato il momento di imbarazzo adolescenziale, un deja-vu di quei sogni in cui ti ritrovi in mutande di fronte a tutti, decidi che non vuoi farti intimorire: di sicuro quelle saranno le classiche fighette che vanno in palestra a rimorchiare, ma in realtà non sanno muovere un muscolo. Un bluff, tutto qui.

Così, non appena una tipa alta col sedere alto, il seno alto, perfino la coda alta ai capelli, lascia un attrezzo, tu prendi il suo posto agguerrita, quasi con superiorità. Spostati, bambola, ora ti faccio vedere cosa fanno le persone normali.

Afferri il manubrio e… Cristo. Non si muove di un centimetro. Forse stai sbagliando l’impugnatura… eppure no, la tipa lo teneva esattamente così, come fa vedere il modellino nella figura esplicativa. E va bene, chissà, forse da bravo bluff ha cambiato il carico dell’attrezzo quando ha visto che ti avvicinavi.

Cerchi di consolarti così, mentre scali il peso. Da 20 a 15 kg, eh, giusto un pochettino. Che vuoi che sia. Eppure non si muove ancora.

10 kg. Macché.

5 kg, dai. Il peso più piccolo e stupido. Con uno sforzo sovrumano, al limite della trasformazione in super-sayan, afferri il manubrio ed evviva, si muove!

Ansimando, inizi a contare.

Uno…

Due…

Tr…

“Trenta” dici ad alta voce, vedendo un bel ragazzo con la magliettina attillata e il logo della palestra stampato sul pettorale sporgente che ti viene incontro. Lasci andare il manubrio con nonchalance, gli sorridi serafica mentre dei muscoli che ignoravi di avere sulle braccia – tricipiti, leggi sulla macchina – mandano lancinanti fitte di dolore.

“Tutto ok?” ti dice lui, in un sorriso abbagliante.

Ansimi qualcosa che vorrebbe essere un “certo”, appoggiandoti con disinvoltura alla parete: peccato che il sopraccitato tricipite tremolando decida di abbandonarti, facendoti perdere l’appoggio e rovinare a terra.

Ottimo. Ti rialzi, rifiutando con il poco di dignità che ti resta l’aiuto dell’Adone di fronte a te, che evidentemente è stato istruito a non ridere.

“Ti ho visto un po’ in difficoltà con quest’attrezzo. Forse per iniziare è meglio che usi questi” e ti porge dei piccoli manubri verde e arancio, in gomma, identici a quelli che hai regalato a tuo nipote di tre anni, a parte la scritta “Campione dei piccoli”.

Ah, no – scopri guardando l’altro lato – c’è anche quella.

Bene. Ingoiata la prima dose di umiliazione, decidi che la sala attrezzi non fa per te. Non appena l’istruttore dal nome figo che hai già scordato ti sorpassa, ti allontani in cerca di una sfida più adatta alle tue capacità ma meno degradante del bilanciere chicco. Schivi senza rimpianti la sala pesi, in cui l’aria è quasi irrespirabile per la concentrazione di testosterone e dove uomini dall’aspetto tendente al goblin sollevano pesi altrettanto mostruosi con urla e versi decisamente ambigui. E poi leggi un cartello che ti indica il paradiso, la salvezza.

Piscina.

Perché sapete, la piscina è democratica, livella tutto. Che tu sia una figa da paura o faccia paura e basta, nessuno e dico nessuno può risultare bene con costume intero schiaccia-tette, cuffietta in silicone e occhialini addosso. Garantito.

Un rapido cambio nello spogliatoio ed eccoti alla tua prima lezione di acquagym.

E lì, finalmente, respiri. Circondata da vecchiette con l’osteoporosi e floride mamme fresche di gravidanza, persino tu, che bardata a quel modo sembri appena uscita da un discovolante nell’area 51, inizi a sentirti bene, ripetendo i movimenti dolci e lenti che una simpatica istruttrice ti mostra.

Anzi, ti senti così bene che sei quasi dispiaciuta, quando la lezione finisce e si spegne la musica dolce dello stretching finale. Stai per seguire le altre in doccia quando una porta attira la tua attenzione: “ingresso spa”.

Oh, questa sì che è una bella sorpresa. Emozionata da questo lusso, ancora con gli occhialini addosso, ti precipiti in quella che sembra la soglia del paradiso.

E invece lì, lì è l’inferno più nero.

Penombra, aria umida e rovente, luci colorate e soffuse: l’unica cosa che riesci a distinguere è il colpo d’occhio della quantità di carne nuda che emerge dall’acqua ribollente dell’idromassaggio. Corpi statuari fasciati in bikini sexy escono talvolta dalla vasca per andarsi a rinfrescare sotto la doccia aperta e lo sguardo famelico degli uomini accovacciati nell’acqua.

E tu, con il tuo costumino slentato e la testa a lampadina nella cuffia, fuggi da quell’imminente baccanale per rifugiarti nella sauna deserta.

Oh. Un ambiente piccolo, in legno, in cui un piacevole calore ti accarezza mentre ti abbandoni contro lo schienale.

Sì sì, proprio un calore piacevole.

Ecco, magari giusto un po’ fortino. Ma piacevole, eh.

Non sono passati neanche dieci secondi che, grondante sudore, implori che qualcuno ti liberi da quella tortura.

E forse dopotutto qualcuno lassù ascolta le tue preghiere, perché la porta si spalanca, portando con sé una ventata di aria fresca e… quattro omaccioni nerboruti e villosi, che con la massima disinvoltura si tolgono gli asciugamani dalla vita e sfoggiano i loro gioielli di famiglia, accomodandosi sulla panca.

Sì, proprio la panca su cui tu sei stata seduta fino a un attimo prima e chissà quante parure di quei gioielli deve aver visto nel tempo.

Avvampando, fuggi senza neanche bofonchiare un “ciao” e scappi nello spogliatoio femminile.

Dopo tutto quello che hai passato, non fai quasi caso alle doccie a stanzone stile lager, alla totale mancanza di pudore e a signore attempate depilate alla perfezione che ti suggeriscono la loro estetista: una doccia bollente per cancellare ogni traccia e con il tuo borsone in spalla arranchi su per le scale, via dal girone dantesco in cui sei precipitata.

La ragazza-serpente del desk ti saluta con un minaccioso “A domani!” mentre tu stai scappando a casa sotto le coperte, pianificando di passarci i prossimi due mesi.

E mentre te ne stai lì, nel confortevole calduccio del lettino, con la tua serie tv preferita che scorre sul portatile e le patatine alla paprika accanto (perché sì, una piccola scorta te l’eri tenuta), ti rassegni a una grande verità.

Anche quest’anno, per la prova costume si punta sulla simpatia.

Attraversami – esce l’antologia nata dal talent letterario del web

Il talento che nasce dal web arriva finalmente in versione cartacea: esce ufficialmente “Attraversami”, l’antologia nata dalla prima edizione del contest letterario Magla X Writers. Il concorso, nato quasi per gioco dal gruppo di scrittrici di Magla: l’isola del libro, ha riscosso un successo immediato, tanto da far aumentare la posta in gioco, ottenere l’attenzione dell’editore Arpeggio Libero e far approdare alla pubblicazione cartacea i 24 finalisti.

Il grande successo del concorso è dovuto alla geniale idea delle ragazze di Magla di trasportare il concetto di talent anche alla letteratura: rifacendosi al noto show canoro, gli oltre 80 partecipanti sono stati selezionati tramite un provino letterario fino a formare quattro team da 10, divisi per età e per genere, capitanati da coach letterari. Marta Tempra, Annalisa Caravante, Loriana Lucciarini e Alessandra Nitti, le quattro fondatrici di Magla: l’isola del libro, hanno consigliato gli autori del proprio team dello svolgimento delle prove letterarie poste dalla casa editrice, aiutandoli nella stesura e nell’interpretazione del tema proprio come i giudici della competizione canora. Alla fine, l’unione di voto social e giuria di qualità ha decretato il podio: primo premio ad Annalisa Rizzi, 35enne di Taranto e Sottoufficiale di Marina.
Annalisa RizziAvevo già partecipato ad altri contest, ma nel concorso indetto da Magla ho trovato una realtà completamente diversa” dichiara la vincitrice “Ogni squadra aveva una coach di riferimento che non ha mai lasciato andare allo sbaraglio i concorrenti che le erano assegnati. Personalmente ho potuto fare tesoro di diversi consigli che mi tornano utili ancora adesso. Mi sono sentita seguita e apprezzata per le capacità che ho dimostrato di avere. Lo consiglierei a tutti. Ogni autore esordiente dovrebbe poter provare un’esperienza simile. Senza dubbio.

Ugualmente soddisfatte sono la seconda classificata, Annarita Tranfici, e la terza, Bianca Fasano. Un podio tutto al femminile, anche se l’antologia consta di ben 24 racconti di diverso genere e contenuto. L’unico vincolo dato agli scrittori in fase di semifinale, infatti, è stato il tema: “Confine”, che ognuno di essi ha potuto interpretare secondo la propria sensibilità. “Ne è uscita un’antologia variegata, a tratti profonda e introspettiva, a tratti ironica e divertente.” dichiara soddisfatto Fabio Dessole di Arpeggio Libero, l’editore che ha voluto investire nel concorso “Si parla di guerre, di rapporti umani, di calcio, di fantascienza, persino di ballo. Un volume davvero godibile, che consiglio a chiunque”.

E mentre in rete prendono piede i primi tentativi di imitazione dell’originale contest di Magla, le quattro intraprendenti scrittrici sono pronte a lanciare una nuova edizione, piena di sorprese. Nell’attesa, vi lasciamo con l’antologia Attraversami, acquistabile sul sito dell’editore www.arpeggiolibero.com, con lo speciale sconto del 20%.

Attraversami. Attraversami è l’invito di una porta socchiusa, è la provocazione di una linea di confine, è l’eterno richiamo dell’ignoto a chi abbia l’ardire di esplorarlo.

Un invito, una provocazione e un richiamo che 24 coraggiosi autori hanno accettato, cimentandosi in una sfida letteraria che, rifacendosi al noto talent show canoro, li ha portati a confrontarsi con dei coach fino a guadagnare la finale, cimentandosi nella sfida letteraria del MaglaxWriters.

“Confine” è il tema dei racconti che state per leggere. Un confine che ognuno di loro, a modo proprio, ha attraversato. E che con loro attraverserete anche voi, semplicemente voltando la prima pagina di questo libro.

 

http://www.arpeggiolibero.com/lista-categorie/racconti/attraversami.html

I finalisti pubblicati in Antologia: Arlandini Enrico, Borghesi Antonio, Camalleri Cateno Marco, Granchi Massimo, Ingaramo Gianluca, Serafini Roberto, Bernardiniello Sarah, Faramondi Francesca, Fasano Bianca, Nolli Alessia, Rizzi Annalisa, Scampone Anna Maria, Crisantemi Michael, Giovagnola Luca, Khaldi Andrea, Piani Simone, Pirrello Fausto, Piscitelli Francesco, Bertini Alessandra, Cardone Viviana, Melato Adelaide, Sciannimanico Mina, Tardo Oriana, Tranfici Annarita.